sabato 24 luglio 2010

Non esiste la giustizia nel merito

“Non esiste la giustizia nel merito, ma sicuramente esiste una giustizia del demerito.” Questa frase, meglio di tante, può sintetizzare quanto accade oggi nella disgraziata e malridotta pubblica amministrazione nazionale, luogo di nefandezze ed autoreferenzialità, di atti di carteggio e fannulloni. Il Ministro Brunetta, da quando si è insediato al Governo ha avviato, contro questo sistema di potere, una lotta senza quartiere, ma per la verità anche senza risultato, ovviamente non per carenza di volontà, ci si guarda bene in tale sede da esprimere siffatto negativo giudizio, ma per assenza di cognizione delle realtà. Il Signor Ministro, come tanti altri censori e riformatori dell’Italia nostra, manifesta nella propria attività e nelle quotidiane esternazioni sempre lo stesso grado di superficialità e provincialismo, due difetti che riescono a tramutare, anche le iniziative più encomiabili, in sonori tonfi senza futuro. Le parole dell’autore sembreranno pesanti e peregrine, ma così non è, e di ciò se ne vuole dare dimostrazione. Chi non ha mai sentito parlare di alcuni principi cardine della Pubblica Amministrazione che vanno sotto il nome di imparzialità, competenza, equità, indipendenza. Sicuramente molti, ma quanti in effetti poi si sono imbattuti in funzionari, preposti e dipendenti. Quanti nel settore dei pubblici affari hanno mai fatto di questi, come di tanti altri importanti valori un proprio modello di condotta, la risposta è semplice, nessuno. Ancora una volta con queste frasi sembra si voglia porre una lapide sull’argomento, in realtà non è così, l’amarezza di tali considerazioni discende da un mero scontro con la realtà fattuale. L’apparato dello Stato, in quanto comune a tutti e quindi di proprietà di nessuno, è assolutamente autoreferenziale, esiste quindi per garantire la propria sopravvivenza, in tale lotta per la vita ovviamente sono i più scaltri quelli che se la cavano meglio degli altri, secondo un approccio parassitario assolutamente tollerato; ed intanto mentre il cittadino soccombe, il gruppo degli intoccabili autoreferenti di se stessi si ingrassa. Nella teoria un nugolo di controllori dovrebbe garantire al sistema di non avvitarsi nella clientela e nell’arbitrio, ma i controllori provengono dalla stessa pubblica amministrazione e pertanto con essa sono collusi, poiché è ad essa che devono le loro fortune e le altrettante prebende, in siffatte circostanza non resta che affidarsi ai sempre più rari uomini di buona volontà, ai tiratori di carretta patentati, a tutti coloro i quali, senza uno straccio di gratificazione continuano ogni giorno, con senso del dovere a credere nella buona stella e nel merito. A questi signori si vuole far cadere una tegola in testa, poiché come si affermava in esordio non esiste la giustizia del merito, essa è degli idealisti, essa è il frutto di un mondo che non c’è più o che forse non è mai esistito. Nichilismo e pessimismo tra queste righe certo, ma anche fiducia nella forza del demerito esso è come lo sterco animale, lo si può nascondere, ma prima o poi il terribile olezzo travolge ed allontana, sporca e condanna. Signor Ministro, Signori della politica che tanto pontificate e riformate, spezzate il giogo dell’autoreferenzialità d’annata, fate sì che i vostri metri di misura ed i vostri strumenti di disciplina non siano regolamenti, ma tavole di principio, guardate negli occhi i funzionari infedeli ed abbiate il coraggio di prenderli a calci nel sedere, solo con questi strumenti scoprirete la spazzatura che da anni si nasconde sotto i tappeti di una Pubblica Amministrazione sempre più malata, solo così riformerete alla radice il sistema. Tenete però sempre presenti due valori l’esempio e lo spirito di sacrificio a cui mai dovrete sottrarvi o far sottrarre i frutti delle vostre scelte, così che si possa tutti vivere in una terra di principi e non di regole da evitare, affinché il merito vinca e chi demerita vada fuori da tutto.

6 commenti:

  1. Ci sono due movimenti difficili da attuare: il mordersi i gomiti (ed è quello che vorrebbero fare i cittadini comuni, le merdacce fantozziane) e prendersi a calci nel sedere da soli (ed è quello che dovrebbe fare tutta la piramide dirigenziale, dai cosiddetti dirigenti ai megadirettori, al galattico ministro e più oltre ancora).
    Siamo allo sfascio in tutti i settori, economia giustizia sanità morale scuola, e non è possibile che di questo andare a ramengo si rendano conto solo gli ultimi, i ciucci che tirano la carretta.
    Le mangerie e le sopraffazioni hanno raggiunto livelli non più tollerabili, e i nostri governanti continuano a sbandierare che "tutto va bene, madama la marchesa!".

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  2. Caro Pietro,
    ti ribadisco quanto ho scritto, perchè ci credo profondamente, per fortuna esiste la giustizia del demerito, e le merdacce prima o poi vengono a galla.

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  3. Il primo merito credo che sia: fare bene il proprio lavoro, dal più umile al più prestigioso. La posta deve arrivare regolarmente, può essere un esempio banale, ma se non arriva regolarmente si creano notevoli difficoltà. La responsabilità è del singolo postino e del direttore generale delle poste.
    Per un disservizio chi sta in basso ha una colpa e chi sta in alto una colpa in più; ma la colpa in più di chi sta in alto non annulla la colpa di chi sta in basso.

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  4. la questione da me posta, scusate se mi ripeto, ma lo faccio perchè ci tengo moltissimo, è il fatto che dove non arriva il merito, sopraffatto dai mascalzoni, puù riuscire il demerito. Chi non vale prima o poi verrà scoperto ed emarginato come merita.

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  5. Credo sia un'utopia.
    Il desiderio che ciò sia, perché sarebbe giusto che fosse. Non è così, voi lo sapete, lo sa tutto l'universo, meno gli interessati.
    Andando al sodo, la valutazione della trota (per carità di patria non specifico) corrisponde al sogno di giustizia ed equità che tutti abbiamo?
    E le centinaia di giovani, sani moralmente, che si assiepano nei call center in cerca di un "tozzo di pane" corrispondono alla nostra visione della giustizia?
    Quando questi saranno rivalutati come meriterebbero, e quando elementi tipo trota saranno emarginati come meritano, tornando nella melma da cui un padre che disprezza la patria al parossismo lo ha tratto, portandolo a concorrere al governo di una provincia importante, pedana di lancio verso altri approdi più importanti prestigiosi retribuenti?
    La vergogna nostra, di tutti, sta in questo: il politicismo, il paternalismo nel politicismo, premia a dismisura elementi che in nessunissimo altro campo troverebbero collocazione, mentre giovani, e meno giovani ma capaci, girovagano da un call all'altro.
    E questa vergogna ricadrà sulle generazioni a venire, perché credo che gli interventi su questo blog siano solo il primo anello di questo "mea culpa".

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