mercoledì 27 febbraio 2013

Y qui hacer ahora?

A casa dei miei genitori c’è una stampa in bianco e nero che fin da bambino mi ha incuriosito e dato spunti di riflessione per la vita, la descrivo brevemente: una famigliola spagnola, in movimento nella pampa desolata, vive un evento nefasto, il cavallo che trascina il loro carro con masserizie e viveri muore, la famigliola attorno alla bestia senza vita ha gli occhi disperati della frustrazione e della sconfitta, il capo famiglia con la testa in una mano ha il viso contratto dalla desolazione del momento, sotto l’intera scena del disegno una didascalia che dice: “ y qui hacer ahora?” Questa immagine mi accompagna da ormai trentuno anni, ogni qualvolta torno a casa dei mie mi soffermo qualche secondo a contemplare quella stampa e puntualmente un attimo di compassione ed empatia mi prende. Nei momenti critici del mio cammino di vita l’immagine di quella famigliola mi bussa al cuore con forza e mi conduce la mente alla medesima domanda: “y qui hacer ahora?” Quando accade qualcosa che mi porta ad un bivio, in ogni circostanza difficile, quasi come una preghiera ripeto quelle quattro parole in lingua spagnola, anche adesso, dopo il risultato elettorale, pongo a me stesso il medesimo quesito per un semplicissimo motivo, la situazione non mi piace affatto. L’indeterminatezza è una condizione più violenta dell’imposizione di idee e progetti non condivisi, i timori sono superiori alle aspettative, la certezza di non essere stato rappresentato si fa ogni momento più ampia strada. Il PD, diciamo come stanno i fatti, non è nelle mie corde, non sono ne’ comunista, ne’ internazionalista e nemmeno socialdemocratico, il fatto che abbia formalmente vinto la competizione elettorale mi dispiace perché so che non potrà rappresentarmi, ma non mi spaventa, sono noti i suoi programmi, la visione del mondo, gli obiettivi e le classi sociali che intenderà colpire con provvedimenti iniqui e draconiani. Il PdL è lo sconfitto, una sconfitta attesa e pronosticata di una compagine politica che non ha saputo e voluto cambiare le cose quando avrebbe potuto, simpatico il leader per carità, ma troppo liberale, troppo legato ad idee contrarie al mio modo di vedere la società, per me il male minore. Ultimo, ma non ultimo il movimento Cinque Stelle, il grande vincitore, la novità delle novità, mio padre li chiama i radicali del XXI secolo, molti li vedono come la panacea a tutti i mali d’Italia, d’Europa e dell’Umanità. Un movimento nato dall’idea di un imprenditore dell’informatica, legato a doppio filo con le lobbies delle telecomunicazioni, che ha saputo caricare a molla un istrionico personaggio del panorama comico italiano, il tutto condito da una crisi economica che va avanti da cinque anni ormai e dall’impoverimento economico, politico e sociale di vasti strati della società italiana; una miscela esplosiva. La rete quale piazza virtuale in cui ognuno può dire la sua, la rete quale via eletta per la diffusione della verità e del verbo, la piazza reale quale luogo per articolare quanto creato in rete ed in fine l’ingresso nell’agone politico con percentuali degne di nota. Questo miscuglio mi ha riportato alla domanda del quadro: “y qui hacer ahora.” Gli elettori di questo nuovo movimento politico in poche settimane hanno assunto comportamenti arroganti al limite della follia, un mio parente, alla lontana per fortuna, con un posto statale ottenuto grazie ad una raccomandazione e che quindi non ha alcun pulpito da cui predicare, mi ha suggerito di tacere le mie perplessità e di cambiare Stato, un individuo incrociato su un social network mi ha detto che in fondo la privazione di alcuni diritti democratici può essere accettata se potrà garantire dei diritti in più, e sì che mi professo fascista, ma la privazione di una libertà per garantirne un’altra mi sembra una aberrazione. Ancora, una scalmanata utilizza in un post, sul medesimo social network vari appellativi degli escrementi umani per apostrofare chiunque non la pensi come lei ed ancora un conoscente, di fronte ad una osservazione ineccepibile circa la necessità di avere qualche nozione in merito al diritto pubblico per chi ricopre cariche pubbliche afferma che tutto sommato non è così grave non sapere, ad esempio che i membri del senato sono 315 a premessa del conseguimento dell’incarico di senatore appunto, insomma è come se il salumiere possa non conoscere il prezzo del prosciutto. Mi fermo qui perché la situazione appare alquanto paradossale e scrivendola mi meraviglio che tutto ciò stia succedendo, non in Italia, perché tutto nel Bel Paese è possibile, ma che stia accadendo a persone che ritenevo dotate di sufficiente equilibrio, di media cultura e di discreto buon senso, figuriamoci gli imbecilli scalmanati cosa staranno pensando e combinando. In siffatta condizione ecco apparire la stampa di fanciullesca memoria, con una sola preoccupazione, un solo rimpianto, fino ad ora a quella domanda ho sempre dato una risposta, oggi non saprei, ho però una certezza il calice del pentimento per molti questa volta sarà davvero amarissimo.

1 commento:

  1. Entro il 47 del mese entrante tutto sarà risolto (da "Bersani, morto che parla", 47 ruota nazionale).
    Penso che più che amarissimo sarà di cicuta concentrata.
    Ciao.

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