sabato 29 settembre 2012

L'antichità a colori.

Chi di noi non ha sentito parlare di mondo Greco-Romano, addirittura uno sport prende il nome di lotta Greco-Romana, come se le due culture possano dirsi tutt'una, in realtà le cose non sono così, gli antichi abitanti di Roma non erano dei signori paludati ed avvolti in candide toghe dediti a orazioni complesse ed oscure, così come vollero farci credere da Augusto in poi. Troppo seri, troppo pallidi, una mondo in bianco e nero quello dei greci, come bianche e senza occhi sono le statue pervenute fino a noi. La realtà come sempre è diversa dai racconti, che a distanza di decenni prendono il nome di storia. I romani erano degli italici, o discendenti di italici, popoli che fino all'età del ferro ed anche dopo amavano girare da un pascolo all'altro, gente che viveva a colori, colorati ed espressivi erano gli occhi delle loro statue, profumati ed allegri i loro villaggi fatti di tamburi, pelli di animali, falli giganteschi e rosso, giallo, verde e azzurro in quantità negli abiti e nei templi; il fuoco regnava sovrano e si saltellava in balli rituali, molto più simili a quelli delle tribù africane, che non ai movimenti affettati e noiosi delle agorà greche. Insomma, ai tempi di Socrate e di Platone, gli eredi di Romolo preferivano la guerra alla filsofia, Roma pur essendo già una potenza politica e militare, si era perfettamente integrata nella struttura sociale e culturale d'Italia, figlia di quegli osco-ubri che somigliano tanto ai nostri meridionali tarantellari e molto poco ai greci, eredi di Sparta e Atene dei magistrati, degli opliti e della religione culturalmente mediata. Roma divenne grande mandando i suoi figli ricchi forti e bastardi, guidati da un picchio, da un toro o da un ciuffo di paglia alla conquista di colli sperduti ed abitati da trogloditi simili a loro in cui amore e stupro si fondevano a guerre e commerci. L'antichità italica era opulenza e ignoranza a cicli di circa cento anni, era una commistione di oriente ed occidente in un mondo che già allora doveva essere un giardino meraviglioso. La grecia ha dato i natali alla cultura occidentale, ma era noiosa, noiosi i suoi eroi, noiosissimi i suoi rituali ed i suoi dei, Roma era altro, l'Italia, quella propaggine calabrese nello Ionio, dimostrò di essere più ampia e più piacevole di quanto i suoi colonizzatori ellenici credessero ed infatti gli esportatori di un mondo evoluto nel giro di cinquecento anni si piegarono alla grandezza di quei pastori grossolani ed allegrotti, che come tutti i cafoni arricchiti cercarono in quei cugini nobili ed intellettuali le loro origini, fino a toccare l'empireo degli dei.

2 commenti:

  1. Una prospettiva interessante e certamente molto ironica su un mondo molto complesso e grandemente distante da noi. Concordo certamente sul fatto che della cultura romana o greca (in generale la cultura classica) sappiamo poco e molto spesso in modo talmente distorto da apparire irreale e ridicola. Tutto questo è la causa per cui qui in Italia si disprezza tanto questo passato considerato ingombrante, incomprensibile e bizzaro di cui si cerca di disfarsi in tutti i modi. Non è così per tutti però...

    Pax et Fortuna
    Carmelo
    http://lases.blogspot.it/
    http://arvalia.blogspot.it/

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  2. Il mondo romano va amato come s amano i vecchi parenti da cui ci siamo malamente allontanati.

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