lunedì 18 gennaio 2010

Un incontro speciale

Ha avuto luogo, presso la Sinagoga di Roma, la visita di Benedetto XVI alla comunità ebraica della Capitale, una visita ritenuta storica e soprattutto una visita che vuole ancora una volta rimarcare la vicinanza della Chiesa di Roma e del suo Pontefice agli ebrei in Italia e nel mondo. Una domanda certo sorge d’obbligo, soprattutto ai non addetti ai lavori, perché tanta importanza, perché tanto risalto mediatico per quella che potrebbe apparire come la visita di un leader religioso, ad un tempio di un altro credo. Tenuto conto del fatto che Cattolicesimo e Giudaismo hanno come comune denominatore quello di essere due delle tre grandi religioni monoteiste la sorpresa c’è. Millenni di storia di lotte e di conflitti non si dimenticano, la società di oggi vive una sorta di sincretismo contemporaneo, che porta gli individui a ritenere tutto il mondo , con le sue dinamiche storico-politiche, con i suoi drammi e le sue virtù, quale una unica grande rete, come se la globalizzazione, possa essere stata in grado di unire oltre ai consumi ed alle comunicazioni anche gli spiriti. La realtà è ben diversa, non è tutto epoca moderna, non siamo tutti fratelli ed il mondo è solo più vicino in termini mediatici, senza che questa vicinanza riesca a tradursi in una prossimità culturale, morale e quindi religiosa. Si diceva che il segno dei millenni pesa, e soprattutto pesa nelle religioni, così come in passato pesava nelle case regnanti. Un adagio ormai dimenticato dai più recita che per le religioni e per le dinastie al potere ciò che contano sono i millenni e non le centinaia di anni. Se le considerazioni sulla differente percezione del tempo sono vere, risulta ovvio ritenere che l’incontro odierno ha qualche cosa di clamoroso, con questa stretta di mano tra il Santo Padre ed il Rabbino Capo di Roma si cerca di superare da parte ebraica il rancore causato dall’antisemitismo che ha imperversato per circa duemila anni nel cuore dell’Europa e che per certi aspetti è stato tollerato anche dalla Chiesa di Roma, da parte Cattolica si superano le questioni di carattere teologico, ma anche le inimicizie legate alle resistenze della comunità ebraica circa il concetto di universalismo che i cattolici hanno voluto dare del loro credo religioso. Tenendo conto di quanto accaduto nel 1986 con Giovanni Paolo II, delle visite in altre Sinagoghe da parte di Papa Ratzinger nel 2005 e nel 2008, sembrerebbe che si stia andando verso un terreno di dialogo sempre più fertile che indubbiamente avrà dei vantaggi per tutte e due le parti a confronto. I cattolici Cristiani attraverso un atteggiamento concorde con i credenti della religione Giudaica potranno dirsi i primi ad aver del tutto superato l’atteggiamento antisemita che ancora sporca certi rami dell’Islam radicale e dell’Ortodossia Cristiana radicale, così da cercare un nuovo ruolo nel consesso diplomatico mondiale; per quanto attiene agli ebrei, il vantaggio è addirittura doppio, poiché non solo troveranno in Roma e nella diplomazia vaticana un buon alleato su cui contare, ma assimilando il giudaismo allo Stato di Israele, certamente Tel Aviv avrà nel Papa una sponda ottimale contro l’accerchiamento islamista. I cristiani copti perseguitati in Egitto e la nutrita comunità cristiana del Libano sono due realtà che se unissero le loro istanze di libertà religiosa a quella ebraica potrebbero contribuire a far muovere la comunità internazionale in un direzione maggiormente favorevole agli interessi israeliani. L’incontro odierno ha assunto nella sua sostanza una grande importanza considerando anche che il Papa teologo, Benedetto XVI, guida la propria politica con grande avvedutezza e prudenza, senza alcun passo azzardato o non pianificato per tempo, quindi la scelta di portare avanti un dialogo tanto intenso con la comunità ebraica certamente avrà dei riscontri nell’ambito delle relazioni internazionale. Oltre alla dimensione politica c’è poi da aggiungere un aspetto di carattere umano altrettanto fondamentale che è quello di un comune spirito di solidarietà, che ha mosso cattolici ed ebrei, uno spirito che discende certamente dalle affinità che legano i due credi e dai valori morali che da sempre li accomunano e li contraddistinguono, un atteggiamento che se portato avanti con decisione potrebbe dare luogo ad un circolo virtuoso importante per gli equilibri e per la pace internazionali.
Tito Livio.

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