sabato 30 gennaio 2010


L’Italia paese di Santi, Navigatori, Artisti, Pensatori, l’Italia che ha dato i natali ad i più grandi ingegni della storia, purtroppo nel corso della storia è stata sempre guidata dai peggiori amministratori pubblici del mondo. L’affermazione non è ne’ gratuita, ne’ tantomeno peregrina, ma discende da ciò che possiamo riscontrare quotidianamente nei nostri paesi e nelle nostre città, splendidi scrigni in cui palazzi reali vanvitelliani si scontrano con “munnezze” nostrane, palazzi nobiliari affondano nelle speculazioni fatte da povere menti guidate solo dal vile denaro, pecunia non olet, ma in certe occasioni puzza e davvero tanto. In tutto questo clima di grigia tristezza ed abbandono, un occhio indignato e vigile lo si vuole dedicare ad un monumento che non certo vanta visitatori e menzioni mondiali, ma che tuttavia è legato al cuore dell’autore da tanti ricordi. Il Duomo della città di Foggia. Prima di approfondire lo scempio odierno un piccolo excursus sul passato di questa perla incastonata in un mare di letame che purtroppo è oggi il capoluogo della Capitanata. Anche questa affermazione è riscontrabile facendo una passeggiata tra le vie di quella che fu una delle sedi imperiali di Federico II ed oggi è sede di imperiale degrado e malaffare. Tornando al Duomo, o come con affetto lo chiamano i cittadini di Foggia “La chiesa madre”, quasi che a queste mura vogliano attribuire il ruolo protettivo di un secondo angelo del focolare che brucia nei loro cuori. La Cattedrale nasce nel 1170 su progetto dell’architetto Bartolomeo da Foggia, l’idea di creare un tempio nel mezzo di un’area all’epoca paludosa e malsana, fu legato al ritrovamento di una preziosa e per i fedeli miracolosa immagine di Maria, la Madonna coperta dai sette veli. Sebbene distrutta a seguito del terremoto del 1731 la Cattedrale, verrà ricostruita in stile Barocco, tale riedificazione non farà tuttavia perdere caratteristici ed ancora oggi visibili richiami allo stile architettonico Romanico, in modo particolare si possono apprezzare i prospetti in pietra squadrata scolpita, il prezioso cornicione con altorilievi allegorici che in epoca medioevale avevano il compito di dissuadere i fedeli dal compimento di azioni malvagie, nonché il portale San Martino e la cripta caratterizzata da meravigliose colonne. Il Settecento darà il suo contributo di magnificenza alla chiesa con l’innalzamento del campanile e la installazione interna di altari in sobrio stile Rococò, interessante è la presenza di marmi policromi e di altre realizzazioni artistiche di pregio dell’Arte Napoletana, molto in voga nel XVIII secolo. Come si accennava una vera perla, purtroppo non soggetta all’attenzione dei più in quanto avvolta da un clima di ignorante indifferenza. Data una rapidissima scorsa al passato di questo Tempio della Cristianità, veniamo alle più amare cronache recenti. Da ormai più di un lustro sono in corso dei lavori di ristrutturazione che non trovano compimento per la cronica carenza di fondi, basata peraltro su di un rimbalzo di responsabilità tra Curia e Comune, eppure tutti e due questi organismo dovrebbero aver a cuore i destini di quella che è per le gerarchie ecclesiastiche la Cattedra da cui il Vescovo impartisce al popolo di Dio il suo insegnamento e per l’amministrazione comunale un simbolo di unione ed identità cittadina. Evidentemente niente di tutto ciò interessa più,e così mentre i colombi con il loro guano fanno marcire ciò che i ristrutturatori hanno già sistemato e le intemperie scalfiscono i ponteggi di ciò che ancora deve essere messo apposto i fedeli rimangono fuori dalla porta. In tempi di crisi economica ed in una città che perde terreno in campo sociopolitico potrebbe dirsi che questo è un affare di scarso interesse, secondo l’autore non è così poiché una società matura è forte ha innanzitutto bisogno dei suoi simboli forti, ed uno di questi in Capitanata è il Tavolo della Madonna dei Sette Veli, l’antica icona dietro il cui culto nacque la città e che all’interno del Duomo è custodita. Se si è persa la riconoscenza e la memoria dei riti e delle strutture che rappresentano la costituzione della comunità, dispiace dirlo, ma la comunità non esiste più. In questa situazione si potrebbero cercare responsabili o peggio ancora colpevoli. Allora si dica colpevoli tutti, colpevoli le amministrazioni comunali passate e presenti per la nota immobilità di cui si è già trattato, colpevole la Chiesa che non ristruttura casa propria e colpevoli tutti i cittadini che non hanno mosso e non muovono un muscolo per far sentire la loro voce, riprova di tale indifferenza un banale sguardo su qualsiasi motore di ricerca del Web, alla domanda “Quando finiranno i lavori di restauro della Cattedrale di Foggia?” l’imbarazzante risposte è che non c’è nemmeno uno straccio di tread che ne parli, non un remoto blog che si indigni. Cosa vuol dire? Che la questione non interessa a nessuno. Probabilmente non è vero, ma rimane il fatto che vi è un immobilismo imbarazzante, che è l’amara dimensione di quanto la città non sia compresa ed amata. Chiunque abbia la forza, la volontà, l’amore per il capoluogo della Capitanata e soprattutto per il suo Duomo faccia qualche cosa, anche solo ne parli insieme all’autore di queste poche righe affinché l’oblio non soffochi la bellezza, affinché l’ignoranza non schiacci la dignità.

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