lunedì 26 ottobre 2009

Il carattere

Un termine che spesso ci fa orgogliosi ed anche un po' boriosi, il carattere, elemento di valutazione ed accettazione sociale, strumento di mediazione e veicolo di contrasti, segno del proprio passaggio, orma invisibile delle umane virtù e debolezze, tutto questo è il carattere.
Se la vita forgia il carattere e poi lo modella, quanto può esserci di atavico e di misterioso in questo tratto distintivo di ogni uomo? Non si riesce a dare una risposa compiuta a questa domanda senza rischiare di cadere nel luogo comune, nella congettura ed alle volte nella delazione, tuttavia nemmeno ci si può trincerare dietro i falsi moralismi pertanto il carattere si misura a seconda delle circostanze, si valuta quello altrui, si modera o si accentua il proprio in una quotidiana lotta di attacco e difesa che vede questo strumento dell'anima essere scudo e spada, elmo e ariete in un continuo andirivieni di battaglie fisiche e morali che temprano l'umana quotidianità. Quanti studiosi del carattere, quanti osservatori delle caratteristiche, ma quanto pochi sono coloro che realmente riescono a recepire e percepire gli altri nella loro completezza. Sensazioni o analisi oggettiva, questo non si sà, una cosa sola è certa nella società non importa se si vinca o perda, ma una cosa è certa, può combattere solo chi il carattere ce l'ha.

2 commenti:

  1. Il binomio carattere e personalità ha da sempre affascinato pensatori, filosofi, psicologi e quanti hanno una tensione verso l’uomo, verso il conoscerci, il capire cosa muove un determinato atteggiamento o comportamento.
    L’avere carattere, l’essere dei trascinatori, dei leader non sempre è sintomo di sincerità, a mio avviso, molti, il carattere se lo costruiscono attorno e addosso. Carattere è anche finzione, portare una maschera. Sono del parere che il carattere sia ambiguo, gli inglesi forse ci hanno visto lungo e con la parola “character” intendono sia l’indole, la natura di un uomo, il suo essere; ma anche il personaggio che si trova ad interpretare. Siamo dei grandi interpreti della vita, degli attori che recitiamo un canovaccio dettato dalla gente con cui interagiamo. La mamma ci vuole laureati, gli amici ci vogliono trasgressivi, la donna ci vuole macho, il datore di lavoro ci vuole retti e puntuali, il babbo ci vorrebbe come lui. E noi? Recitiamo di essere come ci vogliono o siamo noi stessi? Pochi riescono ad avere il loro carattere! Tanti, troppi, recitano la loro parte.
    Internet è forse il maggiore esponente della mancanza di carattere dilagante nella società contemporanea. Ognuno è chi e cosa vuole essere, io sono Epimeteo, tu Tito Livio, un matto qualsiasi può essere uno dei più assennati, un pedofilo diventa un pediatra, un operaio un industriale e viceversa. Esiste un muro fatto di occhi bassi, schermi, cellulari e messaggini, che per carità, sono sempre una ottima fonte di contatto, ma dove possibile, dovremmo confrontarci, guardarci in faccia, negli occhi, scrutare dietro la maschera.

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  2. Caro Epimeteo,
    il tuo puntuale intervento come al solito fornisce spunti di riflessione, rimane il fatto che non si possono ritenere gli individui degli attori, è certo che la socialità nel web risulti frtemente accentuata e i feedback fortemente mediati vengano di volta in volta confermati,ma l'atto del confronto c'è sempre, l'esame all'univarsità, il colloquio di lavoro, una notte d'amore, qui occorre il prorpio carattere, altrimenti si casca e si casca male

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