La felicità è sempre legata ai sensi, è forse per questo che ritengo gli animali possano essere felici, per me in particolare la felicità ha il colore giallo delle luci del soggiorno di casa mia il pomeriggio di Natale, un giallo confuso con il fumo del sigaro e del camino, lo stesso giallo che filtrava tra le righe della tapparella verso le tre del pomeriggio al quinto piano di Via Calvanese, quando nel dormiveglia conciliato da un pranzo appena concluso sfruttavo per la mia gioia il senso dell'udito. I suoni della mia felicità sono legati all'arabesco cantilenare del dialetto della sicilia orientale, unito alle sferzate secche e dure delle consonanti foggiane, tutto unito assieme nelle risate che rendono le parole incomprensibili, ma i suoni melodiosi e fantastici. Apparirà strano, ma la sensazione di felicità e di piacere che la mia mente assapora e sviluppa è legata anche a dei suoni apparentemente sgradevoli, ma che più o meno mi vengono in mente così: ilrsciacquodellalavastoviglievecchiadimianonnachelabuonanimadiEnzoapostrofavacome'u'tratturilafisarmonicanelsoggiornochesuonavailballodelquaquaedioconpassioneascoltavosultappetofermola.
Ovviamente all'udito ed alla vista, i sensi più forti dico io, non va lasciata l'escluisiva della felicità, il tatto, il tanto bistrattato tatto, a me ancora oggi suscita sensazioni e sentimenti che trovano le loro origini in un passato che volentieri vorrei potesse ritornare, la ciniglia dei tappeti sui quali gattonare, la resina dei tasti di uno strumento per poter intonare, e poi la pelle delle poltrone che nascostamente sfibravo dando sfogo ai miei sentimenti di bambino che le parole non sapevano ripetere. Anche il gusto ovviamente ci dà gioia, non la gioia del beone che beve mangia ed in questo si trastulla, ma la felicità del fresco gusto dei maccheroni con la salsa e le melanzane fritte, il gusto salato e oleoso della pizza con le olive intere, l'agrodolce della cipolla e delle acciughe, la cannella e lo zucchero dei confetti di carnevale, il formaggio con le pere, il profumo acre delle mandorle tostate. Se tutto questo avverto e sono felice è soprattutto perchè a questa mia felicità so dare un nome Mario, MariaGrazia, Salvatore, Lia, Luigi, Giuseppina, Daniele. Sono e saranno sempre loro la mia vera grande felicità ed i miei sensi nei momenti tristi si riempiranno di tutto quanto loro mi hanno donato che tutto assieme forma la parola AMORE.
domenica 20 dicembre 2009
sabato 5 dicembre 2009
La serenità e la pace
Chi nella propria esistenza non ha mai cercato la serenità e la pace, non quei valori assoluti, legati ai massimi sistemi universali, che ridarebbero al mondo l'età dell'oro, ma semplicemente la tranquillità dello spirito. Chiunque, in maniera paradossale, si affanna alla ricerca della serenità, quasi che essa possa essere un risultato, un premio dello sforzo fatto; più lavoro vuol dire più guadagno è il motto del mondo comtemporaneo, lo stesso dovrebbe valere per la pace, più mi affanno a cercarla, maggiore sarà il premio ottenuto. Non si ritiene veritiero questo assunto, la conclusione proposta, legata al moderno sistema di riferimento degli individui, non è applicabile. La pace e la serenità vanno oltre gli schemi preconcetti del nostro intelletto, proprio nel superamento di questi trovano la dovuta completezza, solo nell'ambito dell'incoscienza esistono. Si può affermare che la quiete nasca dal didentro affrontando un cammino oscuro, e colga gli individui d'imrovviso, facendo emergere il bianco dell'anima, la sua parte limpida, la sua zona più segreta. I clinici cercano di capire l'oscurità delle anime, quel rimestarsi di ansie e panico, quegli attimi infiniti in cui la serenità è sconvolta, quasi a voler sottolineare come sia quella la straordinarietà dell'uomo, in realtà il continuo rivolgersi degli avvenimeti di ciascuno rende quasi ovvio il dramma, dando invece un volto poco scontato alla quiete. Cartina di tornasole per queste parole è l'inaspettata gioia dei rari momenti di pace che porta con se la percezione di quanto possa essere difficile la pace. Ciò detto finora trova conferma nell'accezione negativa che il sentire umano attribuisce a questa condizione del corpo è dello spirito, la pace è assenza di lotta, la quiete è assenza di frastuono, la serenità è privazione del turbamento. Quando l'umanità avrà imparato ad ascoltare e finalmente avrà la capacità di avvertire senza sforzo, allora la pace e la serenità saranno concepite in senso affermativo e la piacevolezza di questi percorsi dell'anima si donerà al mondo senza riserve.
venerdì 20 novembre 2009
Il paradiso degli eroi
Sporchi del freddo che blocca la mente e annulla le membra,
colmi della malsana follia che rende normali i più eroici degli atti.
Incedono lenti sulle loro rigide cavalcature.
Risalgono storditi il freddo fiume del coraggio mancato,
l'assordante silenzio delle decisioni mai prese,
l'incalzante scherno di chi vede riflesso nel loro coraggio la propria incolpevole viltà.
Non racconteranno a nessuno del loro eroismo, moriranno di schianto,
ma l'impeto dei loro cavalli e dei loro cuori tramuterà l'inferno della guerra nel paradiso degli eroi.
colmi della malsana follia che rende normali i più eroici degli atti.
Incedono lenti sulle loro rigide cavalcature.
Risalgono storditi il freddo fiume del coraggio mancato,
l'assordante silenzio delle decisioni mai prese,
l'incalzante scherno di chi vede riflesso nel loro coraggio la propria incolpevole viltà.
Non racconteranno a nessuno del loro eroismo, moriranno di schianto,
ma l'impeto dei loro cavalli e dei loro cuori tramuterà l'inferno della guerra nel paradiso degli eroi.
giovedì 12 novembre 2009
Gli stimoli del leone,la pazienza della pecora
Beep beep! "Muoviti che sono in ritardo!" " Forza un po'!" "Coraggio!" "Rapido!" E giù improperi di ogni genere. Ma cos'è che genera questa indistinta accozzaglia di apellativi e di offese tra individui della stessa specie meglio noti come uomini? La fretta, l'urgenza di arrivare, di presentarsi, di offrire, un prodotto piuttosto che un lavoro, una cena o anche una tangente, tutto va di corsa, tutto va fatto presto. Il perchè di questo agonismo che aumenta col passare dei secoli, di questa smania che ci travolge e sconvolge non è noto, ci assorbe come un gorgo profondo dentro il quale ineluttabilmente ciascuno viene assorbito e poi scompare. La fretta ha un difetto, appiattisce, il bello non si apprezza nella fretta, il gusto non si avverte, il suono non si distingue, tutto rimane avvolto in una nebbia e la conquista ottenuta rincorrendo il premio non è altri che una effimera e sfuocata immagine del mondo, filtrata dalla folle corsa. Allora cosa ci porta a vivere cotanta stolta incertezza: lo stimolo, l'adrenalina, la certezza di non possedere tutti gli elementi per decidere, ma comunque il desiderio di rischiare, questo ci offre la fretta, il rischio e la paura avvolti in un connubio che come una droga ti annebbia, ma nello stesso tempo ti guida verso il successo o il baratro, che poi forse è lo stesso, perchè la grandezza ci assuefà e ci porta a desiderare ancora di più. La calma invece è la virtù dei forti cita l'adagio, ci consente di raggiungere tutti gli obiettivi, nel tempo che scorre ineluttabile, ma paga i suoi conti, ci coccola e rassicura la calma, ma è così noiosa, ricorda le pecore la calma, la frette implica lo scatto feroce del predatore, la fretta ci logora, la calma ci consuma, ma anche la tragedia della morte si apprezza meglio se gustata in fretta.
Ad maiora!
Ad maiora!
mercoledì 4 novembre 2009
Il senso della Croce
Non voglio aprire una discussione sulla fede, ognuno ha la sua e per chi non ce l'ha pazienza, voglio sottolineare solo che ormai la società, sempre più mediatica e quindi mediata, sta rimanendo vittima essa stessa della volontà di comunicare, di trattare, di discutere e risolvere ogni questione. Vengo al dunque senza più preamboli, il crocifisso nelle scuole, non ha mai dato fastidio a nessuno, qualche studente blasfem-burlone ci giocava e ci gioca, qualche cattivo maetro lo faceva rimuovere durante le sue "democratiche" ore di lezione, ma di fatto è sempre stato li a guardare senza mai dire nulla, e poi diciamoci la verità chi, nei momenti più cupi di un compito in classe, quando la versione di latino non tornava o quando la funzione trigonometrica assumeva le sembianze di una stele etrusca, non ha guardato a Lui con un misto di disperazione e speranza, superando le barriere dell'ateismo, del buddhismo o di altri credi e credenze che sono buoni solo dopo aver preso un bel 6. La mia riflessione è andata un po' oltre sull'onda dei ricordi, peraltro condivisi con molti, ma per rimettere i piedi a terra vorrei accendere un lume su di un aspetto che ritengo importante, la Croce oltre ad essere un simbolo Cristiano è un simbolo dell'Umanità e soprattutto di una intera Società, il grosso problema è che simboleggia una Società numerosa ma debole, simboleggia un "Attempato Signore" che ne ha combattute di battaglie, ma adesso impotente osserva il mondo dalla sua panchina, mentre gli si scippa assieme ai suoi Valori anche la Dignità. Gli eroici giudici europei, la gentile dama Italononsocosa che si sono accaniti contro l'Attempato signore e contro i suoi simboli mi sembrano tanto simili a quei giovani teppistelli che tirano petardi per le strade facendo paura agli indifesi ed anche un po' a se stessi, queste "immense" battaglie di libertà e democrazia che le vadano a condurre contro chi molesta gli omosessuali e magari li ammazza, nelle carceri contro la dura legge dei capi bastone, ed ancora, perchè non lottano con medesima forza affinchè delle giovani ragazze possano essere libere di fidanzarsi con chi amano e vestire come vogliono, senza soggiacere alle moleste volontà di brutali padri padroni. Troppo difficile, troppo pericoloso e soprattutto non remunerativo, sì perchè la battaglia contro il NAZARENO IN CROCE, è fruttata qualche migliaio di euro alla dama Italoqualcosa ed alla sua famigliola, la battaglia di libertà consente lucro e guadagni, allora do un consiglio a questi Rousseau e Robespier del ventunesimo secolo, ringraziatelo quel Povero sulla Croce ed accendetegli un cero, perchè se non altro vi ha consentito con il suo gesto, di duemila anni antico, un lauto guadagno. Quanto a tutti noi che delle lotte pseudomorali ce ne infischiamo prosseguiremo ad amare e bestemmiare quella croce, a tenerla davanti agli occhi quale simbolo di vita e sacrificio, quale emblema di unione tra i punti cardinali, quale elemento di condivisione e per chi ci crede di infinito Amore.
lunedì 2 novembre 2009
Elogio della falsità
Essere falsi può ritenersi un valore, attenzione non bisogna confondere l'individuo falso dal bugiardo, il bugiardo esprime concetti falsi per vigliaccheria, per tornaconto, per patologia; l'individuo falso invece ha dei comportamente sleali, associa ai pensieri beceri le azioni più empie e questo non per paura, per tornaconto, per malattia, ma solo per vedere la soffernza altrui e nel contempo per misurare la propria abilità. In fondo è appagante attraverso i propri atteggiamenti indurre nell'errore l'avversario, o meglio indurre nella difficoltà il prossimo, sì perchè la persona falsa non si limita a voler eliminare il proprio antagonista, poichè tutto il mondo è suo acerrimo nemico; il mondo con le sue gioie ed i suoi dolori, la vita con la sua ampia gamma di colori, dal nero della cupa disperazione al rosso della passione. Il falso tutto odia e contro tutto brama vendetta, il falso è una persona sola che anela di trascinare nella sua menzognera solitudine l'intera umanità. In tutto questo rimestare di invidia e sofferenza peraltro chi vive nell'inganno, chi nutre gli altri dei propri inganni, quasi sempre con mefistofelica precisione riesce nel proprio intento, riesce perchè il mondo offre fertile terreno, il terreno dell'Invidia, terra concimata da cui germogliano copiosi i fiori della falsità, dell'opportunismo e quindi del male.
lunedì 26 ottobre 2009
Il carattere
Un termine che spesso ci fa orgogliosi ed anche un po' boriosi, il carattere, elemento di valutazione ed accettazione sociale, strumento di mediazione e veicolo di contrasti, segno del proprio passaggio, orma invisibile delle umane virtù e debolezze, tutto questo è il carattere.
Se la vita forgia il carattere e poi lo modella, quanto può esserci di atavico e di misterioso in questo tratto distintivo di ogni uomo? Non si riesce a dare una risposa compiuta a questa domanda senza rischiare di cadere nel luogo comune, nella congettura ed alle volte nella delazione, tuttavia nemmeno ci si può trincerare dietro i falsi moralismi pertanto il carattere si misura a seconda delle circostanze, si valuta quello altrui, si modera o si accentua il proprio in una quotidiana lotta di attacco e difesa che vede questo strumento dell'anima essere scudo e spada, elmo e ariete in un continuo andirivieni di battaglie fisiche e morali che temprano l'umana quotidianità. Quanti studiosi del carattere, quanti osservatori delle caratteristiche, ma quanto pochi sono coloro che realmente riescono a recepire e percepire gli altri nella loro completezza. Sensazioni o analisi oggettiva, questo non si sà, una cosa sola è certa nella società non importa se si vinca o perda, ma una cosa è certa, può combattere solo chi il carattere ce l'ha.
Se la vita forgia il carattere e poi lo modella, quanto può esserci di atavico e di misterioso in questo tratto distintivo di ogni uomo? Non si riesce a dare una risposa compiuta a questa domanda senza rischiare di cadere nel luogo comune, nella congettura ed alle volte nella delazione, tuttavia nemmeno ci si può trincerare dietro i falsi moralismi pertanto il carattere si misura a seconda delle circostanze, si valuta quello altrui, si modera o si accentua il proprio in una quotidiana lotta di attacco e difesa che vede questo strumento dell'anima essere scudo e spada, elmo e ariete in un continuo andirivieni di battaglie fisiche e morali che temprano l'umana quotidianità. Quanti studiosi del carattere, quanti osservatori delle caratteristiche, ma quanto pochi sono coloro che realmente riescono a recepire e percepire gli altri nella loro completezza. Sensazioni o analisi oggettiva, questo non si sà, una cosa sola è certa nella società non importa se si vinca o perda, ma una cosa è certa, può combattere solo chi il carattere ce l'ha.
Iscriviti a:
Post (Atom)